> 18 maggio 2025, ore 18.00
A Michi
Omaggio dedicato a Michele Giovanelli, danzatore, coreografo e maestro, ad un anno dalla sua scomparsa
Coreografia e performance Alessandra Zanchi e Irene Ridolfi
Regia Masako Matsushita
Con interventi di danza, video e poesia/prosa, con la partecipazione di (in ordine di apparizione):
Antonella Sabatini e Masako Matsushita / Luca Mosca / Cinzia Violini e Gloria De Angeli / Roberto Terenzi, Roberto Tiso e Emma Castagno / Valentina Battistoni / Lara Martelli per Alex Martelli / Elena Levantini / Giacomo Calandrini / Lucia Paolucci / Ilaria Barzetti / Daniele Iavarone.
Supporto tecnico Paolo Paggi, Romina Marfoglia e Flavio Urbinati
Fotografo Plinio Marsan
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
(foto sopra di Umberto Dolcini)
L’evento nasce dall’invito di Antonio Cioffi, direttore di Hangartfest, con cui Michele ha collaborato per molti anni, che ha incontrato il desiderio di Alessandra Zanchi di onorare il ricordo del marito, scomparso il 19 maggio 2024, attraverso una creazione di danza, la passione che li univa ed era per lui ragione di vita.
Alessandra, al fianco di Michele per quasi vent’anni nell’insegnamento e sulla scena, onora il suo ricordo danzando per lui e con lui nell’anima, restituendo il suo modo di interpretare e sentire con profonda consapevolezza la vita e la danza, pratica corporea, emotiva e spirituale, che è stato fondamentale per la sua evoluzione come donna e come danzatrice. Insieme a lei, nella creazione e nell’esecuzione della prima parte della performance, Irene Ridolfi, danzatrice che ha condiviso con loro tanti momenti formativi e performativi e Masako Matsushita, che Michele ha conosciuto giovanissima e ha visto crescere e diventare coreografa e danzatrice professionista, a cui si deve la cura della regia come prezioso contributo a questo omaggio.
In scena si staglia un tronco venuto dal mare, simbolo e memoria concreta di danze passate, immaginate, create e vissute da Michele. Il dolore per la sua assenza può essere trasformato in arte del movimento che si fa cura, riflessione e metafora dell’esistenza.
Anticipata da un preludio corale la performance si svolge in due atti: un duo e un solo.
Preludio (durata 50’)
Una successione di brevi tributi di amici danzatori e performer, costituisce l’accorato saluto corale a Michi, come tutti lo chiamavano, articolato in personali omaggi di danza, video e poesia/prosa.
INTERVALLO
Primo atto (durata 20’)
Due figure informi, una in bianco, dietro, e una in nero, davanti al frammento di albero, simulacro dell’incessante trasformazione della natura, si animano e avanzano come ombre che prendono corpo. Il bianco esplora e cerca, il nero attende; lentamente si espandono e si avvicinano in un turbinare gravitazionale, fino ad avvolgersi vicendevolmente; gli opposti si compenetrano (il dolore e la gioia, la notte e il giorno, la morte e la vita), in una metamorfosi continua. Al divorarsi e al rotolare si avvicenda poi una prossimità inattesa e uno svelamento di membra che cercano la via d’uscita dal bozzolo; attraversano la superficie, si mostrano e si nascondono, trovando finalmente il varco per emergere; come germogli che nascono, ora, si allungano e cercano la luce, fino a diventare rami forti e protesi verso il cielo, mossi dal vento, scaldati dal sole. Il bianco e il nero sono fusi in un’unica entità, in un unico corpo che si rigenera in una nascita nuova.
Secondo atto (durata 20’)
Stretta in un abbraccio solitario, lei ascolta il respiro e si lascia pervadere dall’anima di lui.
Ne avverte la mancanza e sente l’abisso che la fa sprofondare, ma un nuovo cammino si impone perentorio; la vita si prende il suo spazio nel corpo che traduce i momenti della fatica interiore e del dovere sociale alternati a quelli della leggerezza e del sogno come culla del ricordo. Lo sente nell’aria e diventa vento, lo sente nel mare e diventa onda che si infrange, lo sente nella terra e diventa radice che scava e, scavando, trova un germoglio che si fa segno di una storia da riscrivere. Accoglie la spinta per correre verso la speranza, entra nel vortice e cerca un aggancio per rinascere. Lui c’è sempre e l’accompagna, braccia amiche la accolgono e la sorreggono, lei non è sola.
Alessandra Zanchi – Danzatrice contemporanea e performer, vive la danza come percorso di continua crescita, tramite la pratica del corpo, della mente e dello spirito, secondo un approccio olistico, acquisito nel tempo come base della propria esistenza, da cui emerge la sua espressione artistica. Fondamentale l’incontro con Michele Giovanelli, suo compagno e marito, con cui ha studiato (metodo Laban, Contact improvvisation, Okido Yoga) e collaborato dal 2007. Ha praticato discipline yoga giapponesi alla A.S.D. Okido Mikkyo Yoga e si è formata in danza con preparazione classica (Atelier Danza Hangart) e specializzazione contemporanea: corsi intensivi pluriennali e performance finali con Sayoko Onishi (New Butoh) (2012-2017), Susan Sentler (Laban Center) (2013), Lara Martelli (Movimento sensibile, Teatro-danza) (2015-2020), oltre a workshop con: Marta Bevilacqua (2018), Natalia Iwaniec (Gaga, Ohad Naharin) (2018), Mualem & de Filippis (2020), Michael Getman (2023), Virgilio Sieni (2023-2024), Masako Matsushita (2024), Compagnia Zerogrammi (2024). Ha fatto da assistente nell’insegnamento, ha danzato e ha collaborato alla creazione delle performance di Michele Giovanelli ad Hangartfest e a piattaforme AMAT nelle Marche, tra cui si ricordano “Lo-Ve” e “Apeiron” (2013), oltre che alle sue performance in collaborazione con artisti e musicisti, e all’ultimo suo spettacolo “Mani e piedi non bastano” (2022) con il Teatro dei Bottoni di Pesaro; altre esperienze sono lo stage di teatro-danza con Elda Gallo, per la coreografia dello spettacolo “Prima che il Buio” a La piccola Ribalta di Pesaro (regia Patrizia Paoloni, 2019), e la performance “Colei che avanza” con Enrica Sabatini e la compagnia Il Tempo Favorevole al Mulino di Amleto Teatro di Rimini (2023). Laureata e specializzata in Storia dell’Arte contemporanea al DAMS di Bologna, si occupa di comunicazione nel campo dell’arte e della cultura.
Irene Ridolfi – insegnante di yoga, performer e ricercatrice del movimento con un approccio interdisciplinare che integra danza, arti performative, pratiche psicocorporee e riabilitazione psicosomatica. Il suo percorso prende avvio dal desiderio di esplorare il legame tra corpo, emozioni e consapevolezza. Fin da giovanissima si avvicina al movimento psico-corporeo attraverso la pratica di Rio Abierto, (con Claudia Casanovas, Enzo Rossi e Chiara Federici, 2012), scoprendo il potere trasformativo del gesto e dell’espressione fisica. Questo la conduce alla danza, che diventa un mezzo privilegiato di crescita e ricerca interiore. Nel 2013 inizia la sua formazione in Danza contemporanea, Teatro-danza, Contact improvisation e Okido Yoga con Michele Giovanelli e prende parte come danzatrice a sue diverse coreografie, portando questa esperienza in numerose altre performance. Dal 2016 partecipa a workshop con Masako Matsushita (metodo Laban, tecnica contemporanea) e a stage e residenze artistiche, con performance finale, con Lara Martelli (Movimento sensibile, Teatro-danza). Parallelamente, sviluppa un forte interesse per il teatro sociale integrato, collaborando come attrice ed educatrice con la compagnia Mestieri Misti di Pesaro (con Noemi Rinolfi, 2012). Il teatro diventa un altro strumento di ricerca, strettamente connesso al movimento inteso come espressione profonda di ciò che muove dall’interno. Tra queste esperienze, lo stage con Elda Gallo per la coreografia dello spettacolo “Prima che il Buio” a La piccola Ribalta di Pesaro (regia Patrizia Paoloni, 2019). Inoltre, coltiva una passione per le arti visive e musicali, dedicandosi alla pittura e al canto lirico, discipline che arricchiscono la sua visione pedagogica e creativa. Dal 2021 si forma come insegnante di yoga e yin yoga e approfondisce un approccio olistico alla disciplina. Nel 2022 incontra Movimento Biologico, partecipando a ritiri e corsi intensivi, da ultimo il ritiro “Insegnare il movimento biologico” (con Stefano Spaccapanico Proietti e Francesca Delicati, 2024) per acquisire la capacità di progettare, programmare e condurre laboratori di corporeità consapevole. Dal 2024 frequenta Scienze delle attività Motorie e sportive all’Università e-campus di Noverate.
Masako Matsushita – artista italo-giapponese, si dedica all’analisi del movimento attraverso percorsi di ricerca, progetti coreografici, installazioni performative e interazioni comunitarie. La sua pratica artistica crea strutture e ambienti che esplorano la presenza del corpo nel tempo e nello spazio, attivando percezioni sensoriali legate alla memoria e alla trasmissione. Il suo lavoro indaga modalità di archiviazione, connettendo culture, estetiche, identità e tradizioni. L’esplorazione del rapporto tra corpo e spazi museali all’interno del progetto Dancing Museums ha prodotto le pratiche dal titolo “Moving”, utilizzate come processi creativi e laboratoriali in contesti come: Dance Well – Movement and Research for Parkinson, Let’s Talk Dance – Museums in Motion Interkulturelt Museum di Oslo, ArtEcoNexus – Teatri in Gestazione. Collabora con professionisti di ambiti artistici e non, tra cui Ingvild Isaksen, Irina Baldini, Sivan Rubinstein, Curandi Katz, Elisabetta Consonni, Laura Pugno, Antonella Sabatini, Bruxias_Lab, Orbe Digital e Paolo Paggi. Tra i suoi riconoscimenti più importanti, la selezione per la NID Platform 2019 e Aerowaves Twenty20 con l’opera “UN/DRESS Moving Painting”, lavoro che ha suscitato anche interesse accademico: è citato da Barbara Brownie in Acts of Undressing: Politics, Erotism and Discarded Clothing (2016) e da Lesley Millar e Alice Kettle in The Erotic Cloth: Seduction and Fetishism in Textile (2018), entrambi pubblicati da Bloomsbury. Ha preso parte a diversi progetti europei: nel 2020 rende partecipativo il processo creativo Diary of a Move, coinvolgendo oltre 60 cittadini di diversi paesi nella stesura di diari durante il lockdown del 2019-2020. Questo progetto ha dato vita a un risultato multidisciplinare: un catalogo del patrimonio umano, una performance e una mostra, presentata al Museo Civico di Bassano del Grappa, sul significato del movimento in un tempo sospeso (film documentario, diretto da Matteo Maffesanti, disponibile sulla piattaforma italiana.esteri.it). Sempre con Maffesanti, ha realizzato “SCARTO/SCRAP”, un’indagine sul rapporto tra intelligenza artificiale e sostenibilità, attualmente in tournée nelle scuole superiori tra Bergamo e Helsinki, che ha vinto i bandi Culture of Solidarity Fund e Culture Moves Europe. Inoltre è un’insegnante qualificata per il progetto Dance Well, è una delle fondatrici della 4bid Gallery Amsterdam e collabora con Hangartfest sia come artista che come curatrice.
(foto sotto di Plinio Marsan)



